Come funziona la responsabilità medica e il nesso causale

Sentenza del 13 Dicembre 2022 della Corte di Appello di Roma

Il 13 dicembre 2022, la Corte d’Appello di Roma ha emesso una sentenza importante riguardante la responsabilità medica e la causalità penale. Il caso in questione riguardava la morte di una paziente, causata da uno shock settico letale legato a una “colite pseudomembranosa”, una grave infezione intestinale. La corte ha dichiarato che il reato era “estinto per prescrizione”, ma ha confermato le “statuizioni civili”, cioè l’obbligo di risarcire i danni alle vittime. La sentenza riguarda diversi operatori sanitari accusati di non aver adottato le misure necessarie per evitare il decesso della paziente.

Cos’è accaduto nel caso?

Gli imputati (medico curante, infermiera del 118 e medico di pronto soccorso) erano stati accusati di aver omesso azioni fondamentali. In particolare:

  •  “Il medico curante” non aveva effettuato gli esami necessari per diagnosticare correttamente la patologia e non aveva richiesto approfondimenti clinici.
  • “L’infermiera del 118” non aveva trasferito tempestivamente la paziente in ospedale, nonostante i segnali di grave disidratazione e infezione.
  • “Il medico di pronto soccorso” non aveva visitato la paziente con la dovuta urgenza, sottovalutando la gravità della situazione e rinviando l’intervento chirurgico con un fatale ritardo.

Tuttavia, il caso si è complicato quando è emersa la difficoltà di stabilire se, davvero, la diagnosi di infezione batterica fosse possibile in quel momento.

La posizione degli imputati e la responsabile civile

Gli imputati hanno deciso di ricorrere in Cassazione, contestando il fatto che i giudici non avessero provato con sufficiente chiarezza che l’omissione fosse la causa diretta della morte. In particolare, la perizia medico-legale ha sottolineato che, al momento dei fatti, la diagnosi di una “sepsi da Clostridium difficile” (un batterio che può provocare infezioni gravi) non sarebbe stata facilmente individuabile. La corte, quindi, doveva stabilire se l’omissione di interventi tempestivi avesse effettivamente causato la morte.

Il giudizio controfattuale e il nesso causale: cos’è e perché è importante

Un elemento centrale in questo caso è stato il “giudizio controfattuale“. In pratica, il giudice si è chiesto: “Se i medici avessero agito in modo diverso, la morte sarebbe stata evitata?”. Questo tipo di analisi è essenziale per stabilire la responsabilità penale, poiché deve essere provato che la condotta omessa (ad esempio, non aver fatto subito gli esami necessari) abbia realmente causato l’evento negativo (la morte della paziente).

In sostanza, il giudice deve rispondere a una domanda complessa: “l’azione che avrebbe dovuto essere intrapresa dal medico, se effettivamente messa in atto, sarebbe riuscita ad evitare il danno o, comunque, a ridurre la gravità della situazione?”

La teoria della causalità: non basta dire “prima si interviene, meglio è”

La Corte di Cassazione ha criticato l’approccio dei giudici di appello, che avevano ritenuto che un ricovero tempestivo avrebbe aumentato le possibilità di diagnosi precoce e di trattamenti efficaci. La Cassazione ha affermato che non si può accettare un’ipotesi basata solo sul “rischio aumentato”, senza accertare se, in concreto, quell’intervento avrebbe effettivamente evitato la morte. “La responsabilità penale, quindi, non si basa solo sul rischio, ma sulla concreta capacità di evitare l’evento dannoso.”

La giurisprudenza delle sezioni unite sulla causalità in ambito medico

La Cassazione ha anche fatto riferimento a precedenti pronunce delle Sezioni Unite che hanno chiarito come va valutato il nesso causale in ambito medico. Non è sufficiente dimostrare che l’omissione ha aumentato la probabilità di un esito negativo, ma occorre verificare se quella condotta omessa avrebbe effettivamente evitato o ridotto il danno. Per esempio, in un altro caso simile, la Corte aveva escluso la responsabilità del medico, proprio perché non c’era una prova diretta che una diagnosi tempestiva avrebbe cambiato l’esito.

Implicazioni per la responsabilità civile e penale

Nel caso della paziente, la Corte ha ritenuto che non fosse stato provato con sufficiente certezza che la condotta omessa avesse effettivamente causato la morte. Questo aspetto è fondamentale, non solo per evitare il rischio di condanne ingiuste, ma anche per determinare se e quanto un medico o un professionista sanitario debba risarcire i danni. Se non è chiaro se l’omissione ha causato l’evento dannoso, la responsabilità potrebbe essere messa in discussione.

Come può aiutarti un avvocato a comprendere la responsabilità medica e il nesso causale

Se sei coinvolto in un caso di “responsabilità medica“, è fondamentale comprendere come venga applicato il “giudizio controfattuale“. Un avvocato esperto in diritto penale e civile può analizzare attentamente le prove per stabilire se la condotta omessa da un medico o da un altro professionista sanitario sia stata davvero la causa dell’evento dannoso. Inoltre, è importante evitare conclusioni generiche come “prima si interviene, meglio è”, poiché solo con una valutazione concreta del nesso causale si può determinare se e quanto il danno avrebbe potuto essere evitato.

Un avvocato specializzato ti aiuterà a raccogliere tutte le prove necessarie, tra cui le perizie, e a valutare se effettivamente la condotta omessa ha avuto una “causa diretta” dell’evento dannoso. In questo modo, potrai avere una visione chiara e precisa della tua situazione legale.

Cosa fare in caso di responsabilità medica?

La sentenza della Corte di Cassazione ci insegna che, in materia di “responsabilità medica“, non basta dire che un errore è stato fatto o che un intervento sarebbe stato utile. È fondamentale rispondere a domande specifiche e provare con prove concrete il nesso causale tra l’azione omessa e l’evento dannoso. Se hai dubbi o necessiti di assistenza legale in un caso di responsabilità medica, “rivolgiti a un avvocato specializzato” che sappia analizzare con attenzione tutti gli aspetti tecnici e legali del caso.