Un interessante e recente intervento del Tribunale di Udine ha riguardato l’annosa questione di responsabilità contrattuale in ambito medico, in particolare in relazione al decesso di un paziente. Ci concentreremo sui profili risarcitori, esplorando il concetto di danno non patrimoniale, noto come “danno tanatologico catastrofale” o “da agonia“.
Il concetto di danno da perdita del rapporto parentale
La morte di un familiare provoca un danno diretto per i congiunti superstiti, che si traduce in perdite patrimoniali e non patrimoniali. In particolare, la perdita del congiunto comporta la rottura del legame affettivo e assistenziale, riconosciuto dalla legge, che ogni membro della famiglia ha il diritto di mantenere. Questo concetto trova supporto in diverse disposizioni del Codice Civile, che tutelano i diritti tra coniugi e tra genitori e figli.
L’impatto della scomparsa
La morte di un familiare altera profondamente la vita dei superstiti, modificando le dinamiche relazionali e l’equilibrio affettivo all’interno della famiglia. La Corte di Cassazione ha evidenziato come tale perdita comprometta diritti fondamentali legati alla sfera affettiva e alla solidarietà familiare, tutelati dalla Costituzione.
Valutazione del danno non patrimoniale
Il Giudice, in sede di valutazione, deve accertare l’esistenza di un danno non patrimoniale per i congiunti, considerando la sofferenza morale e le relazioni intrecciate con il defunto. La gravità del danno dipende da vari fattori, come la prossimità del legame familiare e la qualità delle relazioni esistenti.
Danno tanatologico e danno morale
Il danno tanatologico riguarda il pregiudizio subito dalla vittima in vita, legato alla consapevolezza della propria imminente morte. Questo tipo di danno è risarcibile indipendentemente dal lasso di tempo intercorso tra le lesioni e la morte, ma si valuta in base all’intensità della sofferenza provata. Il danno biologico, invece, è relativo alla salute dell’individuo e può essere risarcito per il periodo in cui la vittima ha sofferto prima del decesso.
Distinzione tra Danni
È importante distinguere tra il danno tanatologico e il danno da perdita del rapporto parentale. Mentre il primo si riferisce al danno subito dal defunto, il secondo è il danno riconosciuto ai familiari per la perdita del legame affettivo. La giurisprudenza ha chiarito che la sovrapposizione di questi danni non è ammissibile, poiché la sofferenza provata dai familiari e quella della vittima sono componenti di un unico pregiudizio da risarcire in modo unitario.
Conclusione
La recente giurisprudenza sottolinea l’importanza di una corretta valutazione dei danni non patrimoniali derivanti dalla perdita di un familiare, rimarcando come siano risarcibili solo in relazione a rubriche ben distinte: il danno tanatologico per le sofferenze della vittima e il danno da perdita del rapporto parentale per il dolore dei sopravvissuti. Questi principi orientano le decisioni del Tribunale, garantendo un giusto equilibrio tra la tutela dei diritti dei congiunti e la responsabilità civile in ambito medico.
Sentenza di riferimento:n. 730/2023 Tribunale di Udine